Questo tipo di tumore è una neoplasia maligna che colpisce con frequenza quasi equivalente uomini e donne, a partire dai 30 anni di età. La sua frequenza, stabile da alcuni decenni, è seconda solo al tumore polmonare nell’uomo, terza, dopo cancro della mammella e dell’utero, nella donna.
Le cause sono ignote, ma si sa che interessa maggiormente persone provenienti da Paesi industrializzati, per cui assumono importanza la dieta, ricca di grassi e povera di scorie, i sali biliari che tale alimentazione costringe a produrre in grosse quantità. Fattori di rischio altrettanto incidenti sono la familiarità e la presenza di lesioni precancerose (polipi, poliposi ereditarie, colite ulcerosa cronica e, in minor misura, malattia di Crohn).
Macroscopicamente il tumore può essere vegetante, ulcerato, anulare stenosante o ricco di muco. Microscopicamente si tratta di adenocarcinomi, a vario grado di differenziazione, nel 95% dei casi. La sintomatologia è subdola, variando a seconda della localizzazione: nel caso di neoplasie del colon destro (12% dei casi), si hanno dolori locali, una massa palpabile, anemia e perdita di peso; i tumori del colon trasverso (4%), del colon sinistro (10%), così come i cancri del sigma (32%) danno dolori locali e modificazione dell’alvo (stipsi alternata a diarrea all’inizio, poi stitichezza sempre più ostinata).
Infine le forme che interessano il retto (42% dei pazienti) causano modificazioni dell’alvo e sanguinamento rettale. Le metastasi vanno, per via linfatica, ai linfonodi locali e poi ai mesenterici; la diffusione per via ematica raggiunge, nel 50-60% dei casi, il fegato, meno di frequente il polmone e gli altri organi; per contiguità il tumore si può diffondere al peritoneo, interessando con relativa frequenza le ovaie nella donna. Le complicanze possono essere l’ostruzione intestinale, il volvolo (ileo meccanico), la perforazione, la formazione di ascessi e di fistole.
La diagnosi è endoscopica, con biopsie multiple nei casi dubbi; oppure radiologica con clisma a doppio contrasto. La prognosi è ottima (oltre il 90% di viventi a 5 anni) se il tumore è superficiale e non ha dato metastasi, pessima nei casi con diffusione a distanza; intermedia se la neoplasia ha raggiunto strati più profondi o se vi è stato un interessamento dei linfonodi locali. La terapia è chirurgica radicale, quando possibile, con asportazioni ampie del tratto di colon leso e ileocolostomia o colo-colonstomia nei tumori non rettali, mentre nel cancro del retto si ricorre a un’ampia asportazione locale con colostomia definitiva. Nelle forme avanzate si possono effettuare deviazioni con stomie definitive a scopo palliativo. La radio e la chemioterapia non hanno indicazioni in questo tipo di tumore, mentre utile si è dimostrato un marcatore (il CEA), come indicatore di recidive postoperatorie.