Come tutti ormai sanno, il DNA custodisce le informazioni genetiche necessarie per la vita. Recenti studi hanno messo in evidenza che il DNA può custodire informazioni digitali. Ebbene sì, gli scienziati sono riusciti a memorizzare sul DNA un sistema operativo per il computer, film e altri file per un totale di 2,14×106 byte di nucleotidi. Le sperimentazioni però non si sono fermate: la capacità massima raggiunta è di 215 petabyte per grammo di DNA.
Grazie a questi esperimenti si è compreso il valore del DNA come mezzo di memorizzazione molto capiente (parliamo di petabyte!), duraturo nel tempo (in quanto non è soggetto a deterioramento) e compatto.
L’idea base di questi esperimenti è di codificare i dati digitali in dati biologici. Questo processo è molto lungo e complicato, ma cercando di semplificarlo, si parte dalla compressione dei file che si vogliono memorizzare. Successivamente vengono suddivisi in brevi stringhe di codice binario. Grazie ad un algoritmo, queste stringhe vengono “impacchettate” nelle così dette goccioline (alle quali verranno aggiunti dei codici a barre per il riassemblaggio). Le informazioni binarie prenderanno il nome delle 4 basi nucleotidiche: A, C, D e E.
Lo studio condotto da Yaniv Erlich e Dina Zielinski ha portato alla generazione di un elenco digitale di 72.000 filamenti di DNA che conteneva: un sistema operativo, un film francese, una gift card da 50$, un virus informatico ecc. Questi sono stati inviati alla Twist Bioscience (San Francisco), azienda specializzata nella trasformazione dei dati digitali in biologici, dove hanno tradotto questi file in un piccolo granello di DNA. Il procedimento inverso (da biologici a digitali) si è rivelato un successo: sono stati riportati i file in codice binario senza rilevare alcun errore!
Per quanto questa scoperta può essere magnifica ci sono comunque dei limiti: costi molto elevati, capacità di memorizzazione di dati nel DNA limitato a due cifre del codice binario e difficoltà nel sintetizzare sequenze di DNA composti da un lungo omopolimero.
Alla luce di questa scoperta, noi di Bald Mountain Science siamo rimasti meravigliati dal fatto che, quello che fino a poco tempo fa era solo teoria, adesso è diventato realtà raggiungendo ottimi risultati. Confidiamo nel proseguimento di queste ricerche grazie anche al supporto degli investitori.