La storia della medicina segue un percorso unico che ha inizio molto prima della medicina egizia. Tuttavia è durante questo periodo che si sviluppò la grande tradizione medica.
Gli egizi erano molto evoluti in questo campo, tanto che Erodoto li definì “il popolo dei sanissimi”, anche perché avevano fondato un sistema sanitario in cui i medici dovevano avere una certa specializzazione (vi era un medico per ogni infermità). I medici dovevano anche produrre farmaci e diffondere l’arte medica nel paese. Persino Omero sosteneva che loro fossero i migliori medici.
La medicina egizia mantiene una concezione magica dell’infermità, che era ritenuta come una maledizione del cielo inferta a persone che la meritavano e la figura del medico spesso coincideva con quella del mago. Nonostante la concezione magica, iniziò a svilupparsi l’interesse per l’anatomia, la sanità pubblica e la diagnosi che portarono ad un avanzamento importante nel modo di vedere la genesi delle malattie.
I primi medici egiziani furono Sekhet-eanach, che guarì le narici del faraone, e Imhotep, che venne venerato come un Dio in seguito alla sua morte. Il progresso della medicina avveniva prendendo nota dei trattamenti efficaci e di quelli non idonei.
Gli egizi usavano una vasta gamma di farmaci ottenuti da erbe e minerali ed un sacco di unguenti per curare le ferite. Inoltre venivano fatti inalare dei vapori per trattare malattie polmonari che causavano dolori al petto.
Il papiro di Ebers fu il primo libro di medicina conosciuto al mondo, scritto intorno al 1500 a.C. Questo libro descrive numerose malattie in vari campi della medicina come l’oftalmologia, la ginecologia, la gastroenterologia, e le loro corrispondenti prescrizioni. Questo papiro include la prima relazione scritta sui tumori. Benché il contenuto faccia spesso riferimento alla magia e ritenga causa di molti mali l’influsso dei demoni e altre superstizioni, il testo conferma anche l’esistenza di una vasta cultura medica dovuta alla pratica empirica ed alla osservazione. Il papiro contiene anche capitoli sulla contraccezione, sul riconoscimento delle gravidanze, sulla ginecologia in generale, sui disturbi intestinali, sui parassiti, sui problemi oculistici e dentistici, sul trattamento chirurgico degli ascessi e dei tumori, sulle fratture ossee e sulle ustioni.
Gli egiziani credevano che nel corpo umano ci fossero dei canali che a volte si bloccavano causando malattie che potevano essere curate utilizzando lassativi o inducendo il vomito. Ritenevano inoltre che le magie aiutassero i malati, perciò gli egizi portavano spesso amuleti. Nonostante ciò, iniziarono comunque a cercare le cause fisiche per spiegare le malattie.
Grazie alla mummificazione iniziarono ad avere conoscenze di anatomia, in quanto per l’imbalsamazione di un cadavere venivano rimossi i principali organi), ad eccezione del cuore che, considerato sede dello spirito del defunto, doveva essere il mezzo per giudicare le colpe del morto nell’oltretomba. Avevano imparato delle tecniche di chirurgia anche se guarivano soltanto delle piccole fratture tramite morsetti.
Per la prevenzione delle infezioni usavano il miele e si lavavano e cambiavano gli abiti frequentemente per l’igiene personale.
Ogni mezzo terapeutico era applicato previa formula magica: le malattie erano attribuite ad uno spirito maligno che si impossessava del corpo od alla punizione di una qualche divinità, compito del mago-medico era scoprire l’origine di questo male e scacciare gli spiriti. Una conoscenza approfondita dell’igiene prova un grande stato di civilizzazione.
La formazione del medico avveniva nei templi e durante il corso della formazione imparavano come fare l’esame obiettivo del corpo e l’anamnesi (domande da fare al malato e dove toccare).
Quindi la medicina passò dalla fase magico-demoniaca in cui si pensava che la malattia avesse un’origine magica, alla fase teurgica in cui le malattie venivano considerate come flagelli mandati dagli dei per cui si potevano curare solo attraverso preghiere e riti religiosi, per poi arrivare alla fase empirica, quella razionale, in cui, per tentativi di errori si è cercato di studiare le malattie e le sostanze capaci di guarire.