Gli anticorpi, o immunoglobuline, sono glicoproteine prodotte dai linfociti B trasformate in cellule caratteristiche che si trovano principalmente nei linfonodi ed in generale in tessuti connettivi specializzati con funzione linfoide.
La struttura dell’anticorpo è molto importante perché è da qui che deriva la sua funzione.
Si tratta di una proteina tetramerica costituita da quattro catene uguali a due a due. Ha una forma di Y che dipende dalla presenza di ponti disolfuro intercatena. Le catene possono essere distinte in due catene leggere (4) e due catene pesanti (3). Le due catene pesanti sono legate da due ponti di-solfuro, quelle leggere da un unico ponte. Sia le catene leggere che quelle pesanti hanno diversa espressione amminoacidica delle parti terminali perché nelle catene degli anticorpi è possibile individuare delle regioni costanti che terminano con i gruppi carbossilici COOH (2) e delle regioni variabili che terminano con i gruppi amminici NH2 (1). La parte terminale viene definita anche ipervariabile (5) perché è quella che varia di più. Per capire perché esistono queste diverse regioni variabili e costanti bisogna ricordare la funzione dell’anticorpo e cioè riconoscere l’antigene. Esistono innumerevoli tipi di antigene, quindi affinché esista una specificità nel legame antigene-anticorpo devono esistere altri e tanti anticorpi. Le regioni variabili fanno in modo di ricoprire tutti i possibili antigeni.
Oltre a legarsi all’antigene, l’anticorpo si lega, grazie alla porzione FC (frazione cristallizabile) dei gruppi carbossilici che appartengono alle catene pesanti, ai globuli bianchi fagocitici (macrofagi, monociti e granulociti) che esprimono un recettore dell’anticorpo che riveste l’antigene e si fa legare dal fagocita in un’azione definita di opsonizzazione. L’opsonizzazione è quindi una reazione operata dall’anticorpo che ha il compito di allertare i fagociti ed indurli alla fagocitosi.
Esistono diversi tipi di anticorpi e la struttura ad Y è tipica di una sola categoria: le IgG. Gli altri anticorpi sono polimeri di questa immunoglobulina. Le IgG rappresentano circa l’80% di tutti gli anticorpi, sono presenti nel sangue ed hanno una caratteristica principale, ovvero quella di penetrare negli spazi extravascolari, attraversare la barriera placentare e quindi in grado di passare dalla madre al feto (immunizzazione passiva) e dare una immunità anticorpale chiamata immunità umorale. Queste IgG sono responsabili della risposta immune secondaria (quella dei vaccini) e vengono prodotte in maniera specifica quando un antigene è entrato già nel nostro organismo grazie all’azione dei CD4 T-Helper. La vita media delle IgG è di 21 giorni.
Le IgA sono dimeri delle IgG, rappresentano il 13% delle immunoglobuline circolanti, sono presenti nella saliva, nelle lacrime, nel primo secreto della ghiandola mammaria (colostro) e nei secreti che bagnano le mucose respiratoria ed intestinale. Non attraversano la barriera placentare e la loro funzione principale è quella di prevenire l’adesione di antigeni estranei sulle superfici delle mucose. Hanno una vita breve, meno delle IgG, circa 6 giorni, dopo di che si distruggono.
Le IgM hanno una struttura notevolmente più grande perché è costituita da un insieme di 5 subunità a forma di Y formando un pentagono. Sono molto meno presenti (circa il 6%) ed hanno un peso molecolare molto più elevato quindi non possono passare la barriera emato-placentare. Questi anticorpi vengono prodotti dai linfociti B, che non sono stati stimolati da uno specifico antigene, con tratti variabili ed ipervariabili in modo casuale per potersi legare a tutti i tipi di proteine estranee. Sono quindi responsabili della risposta primaria.
Le IgE sono degli anticorpi che entrano in azione per stimolare la degranulazione violenta e massiva dei mastociti se essi legano l’antigene. I mastociti presentano un recettore specifico per il frammento FC delle IgE e non delle IgG. Nella matrice del connettivo arrivano quindi queste sostanze normalmente presenti nei mastociti, per questo si avvia il meccanismo dell’anafilassi. Questa reazione è positiva quando avviene in maniera controllata. Nelle allergie, invece, si ha una perdita del controllo.
I dermatofagoides (gli acari della polvere) si nutrono dell’epidermide (forfora e residui di pelle) e lasciano escrementi che si comportano da antigeni causando allergie. Essi vanno ad attivare delle APC che presentano ai linfociti B degli antigeni. Le plasmacellule poi producono IgE che stimolano i mastociti a degranulare causando l’anafilassi.
I soggetti allergici a puntura di ape vanno in contro a shock anafilattico solo alla seconda puntura perché ci sono le cellule della memoria.
Il dosaggio delle immunoglobuline viene utilizzato a scopo diagnostico anche per valutare le infezioni in che stadio si trovano e capire se l’antigene è entrato in contatto con l’organismo per la prima volta. Se sono molto elevate le IgM significa che è la prima volta che il soggetto viene a contatto con quell’antigene virale e non è trascorso molto tempo dal contatto, dopo di che vengono prodotte le IgG.
In questi grafici è illustrata la produzione anticorpale della risposta primaria e secondaria in seguito alla presenza di un antigene generico. Gli anticorpi al primo contatto con l’antigene aumentano in maniera più rallentata e in misura più scarsa. Al secondo contatto, invece, quando le IgG già sono presenti, si ha una risposta immune più rapida e in misura circa 10 volte maggiore.
Fonti: Wikipedia (En) – Superagatoide