I causticisono sostanze liquide o solide che provocano bruciore e che spesso sono ingerite per errore, soprattutto dai bambini, oppure a scopo suicida, in genere da soggetti adulti.
I caustici possono essere di natura basica come la soda caustica e di natura acida come l’acido muriatico, acido citrico iperconcentrato, acido solforico, acido cloridrico, acido fenico.
Queste sostanze possono provocare lesioni di diversa entità in base alla quantità di caustico ingerito, alla sua concentrazione e a quanto tempo la sostanza staziona e resta in contatto con i tessuti: le sostanze alcaline sono più viscose ed hanno un transito più lento nell’esofago, mentre le sostanze acide sono meno viscose ed hanno un transito più veloce:
- le sostanze caustiche di natura basica provocano lesioni multiple con necrosi colliquativa e lesioni ulcerose in seguito alla denaturazione delle proteine e colliquazione dei tessuti con effetto devastante.
- le sostanze caustiche di natura acida provocano lesioni multiple con necrosi coagulativa e formazione di escare, poiché la necrosi è più superficiale, che dopo circa 10-15 giorni cadono e sono riparate da tessuto connettivo ricco di fibroblasti, con cicatrizzazione fino alla sclerosi da retrazione cicatriziale e stenosi con restringimento progressivo del lume esofageo che impedisce la comunicazione tra esofago e stomaco.
I punti critici dove la sostanza caustica staziona più a lungo sono i punti di restringimento dell’esofago, soprattutto il restringimento cricoideo e diaframmatico.
Nei punti in cui la sostanza transita più velocemente si hanno lesioni minori cioè ustione di I grado con eritema ed edema, ustione di II grado con flittene (vescicole), mentre nei punti in cui la sostanza caustica staziona più a lungo si hanno lesioni maggiori cioè ustioni di III grado.
Le lesioni da caustici prevedono 3 fasi:
- fase iniziale o acuta: dopo l’ingestione della sostanza caustica il paziente presenta un dolore urente retrosternale ed epigastrico, scialorrea, disfagia, vomito ematico e stato di shock se l’ingestione del caustico è massiva, fino alla morte per l’insorgenza di complicanze cioè edema della glottide con asfissia, emorragia grave, mediastinite o peritonite.
Si deve subito ispezionare bocca, lingua e faringe, osservando la presenza di eritema, edema, ulcere.
L’endoscopia è utile per valutare la sede e l’entità della lesione ma bisogna stare attenti in caso di emorragia o necrosi massiva dell’esofago con pericolo di perforazione dell’esofago.
Se la perforazione avviene in mediastino si può avere la mediastinite con enfisema mediastinico cioè crepitii al collo con morte del paziente nel 99% dei casi per shock settico e complicanze pleuro-polmonari, ecco perché i pazienti sono tenuti in rianimazione.
Se la perforazione avviene in peritoneo si possono avere segni di peritonite acuta con reazione di difesa addominale lignea e segni di pneumoperitoneo con scomparsa dell’aia di ottusità epatica.
Il paziente viene nutrito per via parenterale totale e si lascia un sondino naso-gastrico per aspirare tutto il contenuto gastrico. Se la lesione è molto grave è necessario la resezione gastrica ed esofagea, eseguendo una faringostomia e una digiunostomia: si sfila l’esofago dal collo verso l’addome e se il paziente sopravvive, si può sostituire l’esofago con il colon. - fase subacuta: il paziente supera la fase di shock iniziale e passa in uno stato con segni di esofagite, cioè disfagia grave e rigurgito per alcuni giorni. Mediante l’endoscopia si valuta l’entità delle lesioni, la presenza di escare che si staccano dopo circa 2 settimane, spesso con lieve perdita di sangue, la deglutizione ritorna normale ma tutto ciò trae in inganno perchè nel giro di qualche mese o addirittura anni si va incontro alla fase cronica.
- fase cronica: si ha la riparazione delle aree ulcerate con formazione di cicatrici che vanno incontro a retrazione fino alla stenosi con disfagia ingravescente (solidi, liquidi, saliva), rigurgiti da stenosi esofagee con emissione del cibo subito dopo la deglutizione, scialorrea, calo ponderale da iponutrizione cronica.
L’Rx con mezzo di contrasto evidenzia la presenza di stenosi esofagee con dilatazioni a monte.
L’endoscopia conferma la presenza delle stenosi e si possono eseguire dei prelievi bioptici per escludere la cancerizzazione delle lesioni (lesioni precancerose).
Per rimuovere le stenosi si può agire per via endoscopica facendo scendere lentamente lungo un filo guida le olive di Eder-Puestow o la sonda dilatatrice di Celestin o di Savary.
In caso di esofago con lume ridotto ad un filo si può sostituirlo con il colon destro o sinistro, oppure lo stomaco o il digiuno, anastomizzato e portato fino al collo, passando nel letto esofageo o in un tunnel retrosternale.
Nei soggetti giovani si preferisce asportare l’esofago per evitare che col passare del tempo si abbia un’evoluzione carcinomatosa.
Fonte: Chirurgia – Basi teoriche e chirurgia generale – Chirurgia specialistica.