Con il termine leucoplachia verrucosa proliferativa (o papillomatosi orale florida) sono indicate quelle lesioni bianche cheratosiche del cavo orale caratterizzate da numerose proiezioni papillari abbondantemente cheratinizzate con un decorso progressivo a lenta crescita, multifocale (metacrona), associata ad alta frequenza di recidive (persistente dopo escissione) e con potenziale trasformazione maligna a carcinoma orale.
Epidemiologicamente è rara. Si manifesta principalmente in donne intorno ai 60 anni (M:F=1:4-5) insorgendo soprattutto su gengiva, mucosa alveolare e palatale (63% nelle donne) e lingua (82% negli uomini). Le superfici laterali e ventrali della lingua ed il pavimento della bocca sono raramente interessate nelle fasi iniziali.
L’eziologia è sconosciuta. Sono incerti i fattori di rischio: il 60% non sono fumatori (l’uso di tabacco non è fortemente collegato alla presenza di LPV), 50% Candida Albicans, 89% HPV (virus del papilloma umano).
Uno studio correla la LVP con l’infezione da HPV 16/18. Un recente studio italiano conferma questo dato che però non è peculiare della LVP, non essendovi una differenza statisticamente significativa con le altre leucoplachie.
La percentuale di trasformazione maligna è elevata: in uno studio di 54 pazienti con un follow-up medio di 11.6 anni si è sviluppato un OSCC nel 70.3% dei casi con PVL in un periodo medio di 7.7 anni.
La leucoplachia verrucosa proliferativa è una forma clinica diversa dalla leucoplachia orale per via della sua progressione clinica, cambiamenti clinici e istopatologici e il potenziale sviluppo di cancro. LPV ha un comportamento più aggressivo.
La storia naturale della leucoplachia verrucosa proliferativa è la seguente: inizia come semplice ipercheratosi o cheratosi verrucoide unifocale per poi diventare cheratosi recidivante verrucosa multifocale (interessando più porzioni della mucosa orale) e infine mutare l’aspetto clinico ed istologico nel tempo portando al carcinoma verrucoso oppure al carcinoma squamoso papillare.
L’evoluzione spontanea delle placche leucoplasiche è tutt’ora imprevedibile, poiché sono caratterizzate da una certa modificazione dell’aspetto nel tempo: in 1/3 circa dei casi esse possono regredire e migliorare, altre rimangono stazionarie per lunghi periodi di tempo, altre ancora progrediscono assumendo i caratteri delle leucoplachie non omogenee. Il passaggio da una forma all’altra sembra sia progressivo ma reversibile in qualsiasi fase.
La progressione da lesione benigna a lesione maligna è un processo geneticamente determinato che diventa evidente a livello cellulare tardivamente con le modifiche fenotipiche e a livello clinico solo successivamente con le alterazioni macroscopicamente evidenti. Al momento è difficile prevedere se una lesione precancerosa o potenzialmente cancerosa possa trasformarsi o meno in un carcinoma: è necessario individuare i geni gate-keeping del carcinoma orale.
L’aspetto istopatologico corrisponde all’aspetto clinico: iper-ortocheratosi verrucosa (con estroflessioni della mucosa orale) o piatta con minima o nessuna displasia risultando in una sottostima del rischio di trasformazione maligna di queste lesioni durante le fasi iniziali. La displasia si sviluppa soltanto durante le fasi tardive prima della progressione in carcinoma verrucoso o squamoso.
La diagnosi è clinica e istopatologica: lesioni bianche, multifocali, più frequenti nel sesso femminile (al di sopra dei 60 anni), recidivanti o persistenti dopo terapia, con frequente comparsa di carcinomi in assenza dei comuni fattori di rischio.
Prognosi: la gran parte (74%) dei pazienti con LPV sviluppa un carcinoma orale con mortalità nel 30-40% dei casi. I carcinomi che insorgono su LPV hanno una prognosi migliore ed una sopravvivenza più lunga. Lo sviluppo di carcinomi multipli primari in differenti sedi è frequente.
In conclusione, possiamo dire che LPV è una lesione orale progressiva e persistente che richiede uno stretto follow-up per un trattamento precoce e aggressivo che possa migliorare le possibilità di un esito favorevole.