L’allergia respiratoria si basa su due fattori: l’habitus immunologico del paziente, cioè la predisposizione, e l’ambiente ed i potenziali allergeni presenti nel luogo in cui il soggetto vive. L’allergene può essere presente nell’atmosfera (pollini, insetti, miceti) o all’interno degli ambienti (acari della polvere, peli e forfore di animali, miceti).
L’aerobiologia medica è una scienza complessa che si occupa di studiare i microrganismi, le particelle biologiche aerodiffuse ed i loro effetti sui viventi (uomini, animali e piante) e sulle cose e le particelle non biologiche (gas, vapori, fumi, polveri) e i loro effetti sui microrganismi aerodiffusi e sui viventi.
In Italia si conducono vari studi di aerobiologia allergologica volti ad identificare anche nuove forme di allergeni.
Allergie da polline
Il polline serve per la riproduzione, l’impollinazione a cura degli insetti è detta entomofila, chiaramente quel tipo di pollini durano poco e non danno allergia. Esiste invece un altro tipo di impollinazione, anemofila (“Anemos”= “vento”), mediata dal vento, e il polline liberato in quantità enormi, volando, va ad interfacciarsi con le mucose dei soggetti (congiuntive, tratto respiratorio sovraglottideo). Le proteine vengono assorbite nell’organismo e vengono attivati i meccanismi che determinano l’allergia nei soggetti predisposti.
Per sapere quali sono gli allergeni di una determinata area esistono degli strumenti quali il campionatore pollinico che consente di capire cosa c’è nell’aria. Esso, attraverso un sistema di intrappolamento selettivo, identifica e misura le sostanze presenti nell’aria. È quindi costituito da un apparato di esposizione e campionamento, un sistema di intrappolamento selettivo e si avvale di una tecnica di identificazione e misurazione.
Il campionatore pollinico è un apparecchio che si installa all’aperto sui tetti degli edifici (tra 5 e 20 metri dal suolo), deputato a raccogliere il polline, come un aspiratore. La depressione creata all’interno dell’apparecchio provoca il richiamo forzato di aria (10 l/min) che si impatta su un nastro siliconato (contenente colla), all’interno dell’apparecchio. Le particelle corpuscolate di dimensioni ≥ 1-2 μ (pollini) si attaccano sul film di silicone. L’operatore, una volta alla settimana, posiziona il nastro che si muove a 2 mm/h su un tamburo ruotante, in modo tale che in una settimana compie un giro completo.
Dopo 7 giorni, il nastro siliconato, prelevato dall’operatore, viene diviso in 7 segmenti di 48 mm che vengono montati su vetrino microscopico, colorati selettivamente con fucsina basica ed osservati al microscopio per il riconoscimento delle specie polliniche.
Infine avviene la conta per la stima della concentrazione dei pollini per m3 di aria nella settimana precedente. Si possono fare delle previsioni pollini in base ai periodi dell’anno.
Delle specie rilevate si può stilare un calendario pollinico facendo una media di 3 anni consecutivi che predice la situazione anche degli anni successivi. Ogni mese è diviso in decadi, in cui vi sono pallini bianchi pieni (alta stagione, maggior presenza della specie pollinica), pallini vuoti (media stagione), puntini (bassa stagione).
A tutto ciò si unisce il concetto di allergenicità, perché non tutti i pollini sono allergeni, per es. le Fagacee sono diffuse, ma non sono allergenici.
Possiamo dire che l’allergenicità di un polline dipende dall’attitudine intrinseca delle proteine ad indurre una risposta anticorpale di tipo IgE, dall’anemofilia e notevole quantità di un polline e dalla provenienza da una pianta molto diffusa in un determinato territorio.
Tra le allergie ai pollini più diffuse in Italia rientrano:
- Allergia da polline di Graminacee.
Si tratta di una pollinosi (allergia da polline) ubiquitaria, presente a livello mondiale da pollini derivanti da spighe, sia coltivate sia selvatiche. È una delle allergie più importanti. Si manifesta in primavera nelle zone a clima mediterraneo, mentre si manifesta in estate nelle zone a clima temperato. In genere inizia ad Aprile.
Oltre ai farmaci che curano la sintomatologia dell’allergia, esistono vaccini (immunoterapia allergenica). - Allergia al polline di Olivo.
È un’allergia tipica dei Paesi a clima mediterraneo, soprattutto della Puglia in quanto è la regione in Italia con più olivi. L’allergia è correlata alla coltivazione degli alberi di olivo.
Per un fenomeno agronomico il polline di olivo si manifesta ad anni alterni perché un anno c’è il fiore e l’altro anno il frutto. L’anno in cui gli olivi producono più fiore, il paziente sta peggio, quindi si ha alternanza della stagione pollinica.
Il polline di olivo è tantissimo, presente in maggiori quantità a Maggio/Giugno, in cui arriva da 0 granuli per m3 a 2.000 granuli. - Allergia da polline di Parietaria.
La Parietaria è una pianta selvatica il cui polline è presente tutto l’anno, anche se in quantità maggiore in primavera. Si manifesta da fine marzo fino a giugno. La pianta è sinantropica, ovvero legata alla presenza dell’uomo. Il polline della pianta è molto piccolo e penetra profondamente nelle vie respiratorie. - Allergia al polline di Composite.
Il polline di Composite è molto allergenico, però viene trasportato di fiore in fiore dagli insetti, quindi non è molto importante. Della famiglia a cui appartengono fiori come margherita, girasole, i più importanti sono l’assenzio e l’ambrosia; il polline è presente in agosto e settembre. Sono piante infestanti che tendono a colonizzare il terreno. - Allergia da polline di Cipresso
L’allergia principale è al cipresso dell’Arizona (cupressus arizonica green). Rilascia polline giallo, presente sulle macchine, verso Febbraio/Marzo. L’allergia al polline di cipresso non è legata solo a quello italiano (toscano) tipico dei cimiteri, ma anche a quelli a siepe, molto diffuso perché durante gli anni ’50-’60 è stato fatto un imboschimento attivo, a scopo ornamentale.
Per i cipressi non c’è predisposizione genetica e spesso porta congiuntivite invernale.
Allergia da Acari delle polveri domestiche
Gli allergeni più importanti dell’aria confinata sono quelli degli Acari della polvere: Dermatophagoides pteronyssinus e farinae, presenti nelle polveri domestiche, in condizioni ideali di sviluppo: temperatura di 25° ed umidità relativa dell’85%, stagionalità autunnale, cresce anche molto nelle farine, per cui ne soffrono spesso i fornai.
L’allergia da acari delle polveri domestiche è dovuta in particolar modo alle feci degli acari.
Allergia da derivati epidermici di animali domestici
Il gatto e cane sono i più di frequenti responsabili, ma anche cavallo, bovini e roditori (conigli, criceti, cavie) e colpiscono i soggetti esposti ad un contatto prolungato (i soggetti più esposti potrebbero essere i veterinari o chiunque si occupa degli animali).
In questo caso si consigliano accorgimenti al paziente che ha un animale domestico in casa ed è allergico: evitare l’ingresso dell’animale in camera da letto ed utilizzare molto l’aspirapolvere che elimina i derivati epidermici.
Protocollo diagnostico
Di fronte un paziente di cui si ipotizza allergia respiratoria, che ci dice di avere rinorrea (secrezione nasale), bruciore oculare, prurito, starnuti, prurito auricolare in primavera, bisogna seguire un protocollo per fare diagnosi.
Il protocollo prevede per prima cosa l’anamnesi (es. quando il paziente ha i sintomi), cioè si raccoglie la storia del paziente. Un particolare riguardo si dà alla storia clinica e alla stagionalità (es. se un paziente ha rinorrea mucopurulenta: con un muco denso, di colore verde è chiaro che ci sarà infezione, se invece il paziente è allergico avrà una rinorrea che è sierosa, tipo acqua).
Poi si fanno gli skin test come test di primo livello, per cercare le IgE specifiche in vivo. Se la storia clinica e gli screen test sono chiari, non vi è bisogno di altro.
Poi si valutano altri aspetti: il paziente ha solo sintomatologia oculo-rinitica o ha anche asma? In caso di asma si faranno test di funzionalità respiratoria (FEV1 = Forced expiratory volume in the 1st second), con il test di broncoreversibilità e misurazione del PEF (picco di flusso espiratorio) mediante il Peak Flow Meter. Se necessario (es. nei pazienti con ipersensibilità cutanea, in cui gli skin test non sono chiari, non sono interpretabili) si farà la ricerca delle IgE specifiche nel siero con il RAST test.
Molto importante è capire se l’asma è di origine allergica, infatti è possibile avere pazienti con asma allergico e pazienti con asma non allergico. Si può essere asmatici senza essere allergici. Si può avere anche l’asma fisso che si può accentuare quando ci sono gli allergeni.
Terapia farmacologica
I farmaci che è possibile utilizzare per le allergie respiratorie e l’asma prevedono due terapie:
- terapia farmacologica, che è sintomatica, allevia il sintomo ma non lo risolve:
- il più importante è l’antistaminico (che ovviamente va a contrastare l’effetto dell’istamina) e viene utilizzato soprattutto in allergie con sintomi nelle alte vie aeree (rinite e congiuntivite).
- gli antileucotrienici (contrastano quella che è l’azione dei leucotrieni bloccandone il rilascio) specifici per l’asma;
- i cromoni, (che invece non hanno un corrispettivo) che stabilizzano le membrane cellulari, impedendo la degranulazione (azione preventiva);
- i corticosteroidi per uso topico (si può intendere dalla pomata per via cutanea, allo spray per via inalatoria) e per os (via orale). Le due modalità variano negli effetti collaterali e nella velocità d’effetto. L’uso per os, sebbene sia efficace e veloce, ha degli effetti collaterali importanti, l’uso topico no;
- i broncodilatatori long acting e short acting (lunga e breve durata d’azione) sempre per uso topico;
- associazioni di steroidi e broncodilatatori per uso topico;
- i teofillinici, usati per l’asma.
- immunoterapia allergenica effettuata come se fosse un vaccino, ha un’azione immunomodulante.