I meccanismi di controllo di sintesi e secrezione degli ormoni tiroidei sono:
- Asse Ipotalamo-Ipofisi-Tiroide: la riduzione degli ormoni tiroidei in circolo determina un aumento del TRH ipotalamico (ormone di rilascio della tireotropina) e di conseguenza del TSH, mentre un aumento dei livelli di ormoni tiroidei in circolo riducono i livelli sia del TRH che del TSH. L’ormone tiroideo T3 esercita infatti una notevole funzione di feedback negativo nei confronti di TRH e TSH: il feedback negativo si svolge sia a livello ipotalamico, dove i neuroni responsabili della secrezione di TRH vengono inibiti in presenza di grandi concentrazioni di T3 in circolo, sia a livello ipofisario sulle cellule tireotrope secernenti il TSH.
La T3 viene generata localmente ad opera dell’enzima desiodasi di tipo II che converte la T4 in T3.
A livello tiroideo, il ruolo del TSH è quello di stimolare la sintesi degli ormoni tiroidei principalmente attraverso processi AMPc-dipendenti, determinando la pinocitosi del colloide e la proteolisi della tireoglobulina in ormoni tiroidei veri e propri. - Effetto di Wolff-Chaikoff: a seconda dell’apporto iodico, la tiroide è in grado di modulare la propria funzione. Se la concentrazione intratiroidea dello iodio inorganico è eccessiva, si instaura l’effetto di Wolff-Chaikoff, un fenomeno autoregolatorio che inibisce la formazione di ormoni tiroidei tramite blocco dell’organificazione dello iodio. Dopo circa 10 giorni, una tiroide normale mette in atto un meccanismo di escape, ossia si sottrae a questo blocco con ripresa dei livelli normali di organificazione dello iodio con ritorno alla normale produzione di ormoni tiroidei.
Quando invece l’apporto di iodio è inadeguato, avviene un aumento della clearance intratiroidea dello iodio in modo indipendente dal TSH. Per compensare la carenza, si ha un aumento della produzione di T3 a discapito di T4 e un aumento della proteolisi della tireoglobulina con conseguente liberazione degli ormoni tiroidei.
Le desiodasi sono degli enzimi ubiquitari appartenenti alla famiglia delle selenoproteine capaci di rimuovere un atomo di iodio dagli ormoni tiroidei sull’anello esterno, convertendo ad esempio il T4, ormone tiroideo biologicamente poco attivo, in T3, forma biologicamente più attiva (il T3 ha affinità recettoriale 15 volte superiore al T4).
Infatti, gli ormoni tiroidei in circolo sono rappresentati soprattutto dal T4. Il T3 circolante deriva per l’80% dalla desiodazione del T4 mentre il restante 20% è direttamente prodotto in forma pura dalla tiroide. Invece, l’ormone tiroideo T4 è 100% di origine tiroidea.
Esistono vari tipi di desiodasi:
- Desiodasi di tipo I (D1): espressa principalmente in fegato e rene; converte T4 in T3.
Una minore attività di questo enzima si assiste nel digiuno protratto, nell’ipotiroidismo, durante l’assunzione di certi farmaci o in corso di patologie non tiroidee acute e croniche.
Un’aumentata attività di questo enzima si assiste durante una dieta ipercalorica, in presenza di insulina o quando vi è ampia disponibilità di ormoni tiroidei. Ha bassa affinità per il T4 ed è inibita da alcuni farmaci che deprimono la produzione di ormoni tiroidei come il propil-tio-uracile. - Desiodasi di tipo II (D2): espressa nel muscolo scheletrico e cardiaco, SNC, cute, ipofisi e tiroide; converte T4 in T3 ed ha alta affinità per T4. Non è sensibile al propil-tio-uracile ed è deputata principalmente alla produzione locale, a livello ipofisario, di T3. Ciò è importante per i meccanismi di feedback negativo prima citati (regolazione TRH e TSH).
- Desiodasi di tipo III (D3): espressa soprattutto in placenta, SNC e fegato fetale: converte T3 in T2, forma biologicamente non attiva, oppure forma un isomero della T3 noto come “reverse T3”, forma delle T3 biologicamente inattiva.
In conclusione, il 40% di T4 diviene T3, il 40% diviene Reverse T3 e il restante 20% è eliminato con le urine o con le feci.
Fonte: Manuale di endocrinologia.