L’emoglobina glicata (HbA1c) è oggi uno degli strumenti diagnostici e di monitoraggio più importanti nella gestione del diabete mellito. La sua importanza si estende anche al contesto ospedaliero, dove la presenza di iperglicemia in un paziente senza diagnosi nota di diabete rappresenta un problema clinico frequente e complesso.

L’HbA1c è una forma modificata di emoglobina, la proteina presente nei globuli rossi che trasporta l’ossigeno. Quando la glicemia è elevata, il glucosio si lega in modo non enzimatico e irreversibile a specifiche catene dell’emoglobina formando l’emoglobina glicata. La quantità di HbA1c è proporzionale alla concentrazione media di glucosio nel sangue nei precedenti 2-3 mesi, corrispondenti alla vita media dei globuli rossi (circa 120 giorni).
I valori di HbA1c si esprimono in percentuale (%) o, in alcuni paesi, in mmol/mol (sistema IFCC).
Perché l’HbA1c è un marcatori affidabile?
L’HbA1c fornisce una valutazione integrata e stabile del controllo glicemico nel medio-lungo termine, a differenza della glicemia a digiuno o post-prandiale che forniscono solo un valore istantaneo e possono essere influenzati da fattori temporanei (stress, alimentazione, farmaci).
- Non è influenzata dalla variazione giornaliera della glicemia: permette di distinguere se un’iperglicemia rilevata in acuto è un fenomeno transitorio o riflette una condizione cronica.
- Riproducibile e standardizzata: grazie ai metodi di laboratorio standardizzati internazionalmente, è un esame affidabile e comparabile tra diversi laboratori.
- Riconosciuta come test diagnostico: l’American Diabetes Association (ADA) e altre linee guida internazionali riconoscono l’HbA1c ≥ 6.5% come criterio diagnostico per il diabete.
Valori di HbA1c

Normale: HbA1c inferiore a 5.7% (inferiore a 39 mmol/mol).
Questo valore indica un controllo glicemico normale, con bassa probabilità di diabete o alterazioni metaboliche glucidiche significative.
Prediabete: HbA1c compresa tra 5.7% e 6.4% (39-46 mmol/mol).
Questo intervallo indica un rischio aumentato di sviluppare diabete mellito e suggerisce la presenza di alterata tolleranza al glucosio o glicemia alterata a digiuno.
In questa fase è importante adottare modifiche dello stile di vita (dieta, esercizio fisico) e, in alcuni casi, valutare terapie preventive.
Diabete: HbA1c pari o superiore a 6.5% (≥48 mmol/mol).
Questo valore, secondo le linee guida dell’American Diabetes Association (ADA), dell’International Diabetes Federation (IDF) e altre società scientifiche, è diagnostico di diabete mellito.
La diagnosi deve essere confermata da un secondo test positivo (HbA1c o glicemia) in assenza di sintomi chiari.
Categoria | HbA1c (%) | HbA1c (mmol/mol) | Significato Clinico |
---|---|---|---|
Normale | < 5.7 | < 39 | Glicemia normale |
Prediabete | 5.7–6.4 | 39–46 | Rischio aumentato, alterata glicemia |
Diabete Mellito | ≥ 6.5 | ≥ 48 | Diagnosi di diabete |
In pazienti con anemia, emoglobinopatie, trasfusioni o condizioni che alterano la vita media dei globuli rossi, i valori di HbA1c possono essere falsamente alterati (sovra- o sottostimati). In questi casi è necessario interpretare i valori con cautela e considerare metodi alternativi.
Il valore prognostico
L’emoglobina glicata (HbA1c) rappresenta uno dei parametri più importanti non solo per la diagnosi e il monitoraggio del diabete mellito, ma anche per la sua valenza prognostica. Questo indicatore, infatti, riflette la media della glicemia degli ultimi due-tre mesi e, di conseguenza, consente di valutare l’esposizione cronica all’iperglicemia. Numerosi studi clinici hanno dimostrato che il valore di HbA1c è strettamente correlato al rischio di sviluppo delle complicanze del diabete, sia a livello dei piccoli vasi sanguigni (microvascolari), sia a livello dei grandi vasi (macrovascolari).
Per quanto riguarda le complicanze microvascolari, come retinopatia, nefropatia e neuropatia, l’evidenza scientifica è molto solida. Studi storici come il Diabetes Control and Complications Trial (DCCT) per il diabete di tipo 1 e lo UK Prospective Diabetes Study (UKPDS) per il diabete di tipo 2 hanno dimostrato che una riduzione dell’HbA1c anche di pochi punti percentuali si traduce in una diminuzione sostanziale del rischio di sviluppare o peggiorare queste complicanze. Per esempio, il DCCT ha mostrato che abbassare l’HbA1c dal 9% al 7% ha portato a una riduzione del 76% del rischio di retinopatia, del 50% della nefropatia e del 60% della neuropatia. Questi dati sottolineano l’importanza cruciale di un buon controllo glicemico nel preservare la funzionalità degli organi più vulnerabili agli effetti tossici dell’iperglicemia.
Anche le complicanze macrovascolari, quali le malattie cardiovascolari, sono correlate ai valori di HbA1c. L’iperglicemia cronica accelera i processi aterosclerotici, aumentando il rischio di infarto miocardico, ictus e altre patologie cardiovascolari. Sebbene il legame tra HbA1c e rischio cardiovascolare sia meno diretto rispetto alle complicanze microvascolari, numerosi studi hanno evidenziato come il controllo glicemico contribuisca a ridurre anche questi eventi. È tuttavia noto che il controllo glicemico deve essere integrato con la gestione degli altri fattori di rischio cardiovascolare, come ipertensione, dislipidemia e fumo.
Dal punto di vista clinico, la maggior parte delle linee guida internazionali consiglia di mantenere l’HbA1c sotto il valore del 7% per la maggior parte dei pazienti diabetici, poiché questo target è associato a un significativo miglioramento della prognosi a lungo termine. In pazienti più giovani o con poche comorbidità, può essere indicato un controllo ancora più stringente, mentre in pazienti anziani o con comorbidità gravi si può accettare un valore di HbA1c più alto, per evitare i rischi associati a ipoglicemie eccessive.
Il valore prognostico dell’HbA1c va inoltre considerato nel contesto del monitoraggio continuo e della gestione personalizzata del paziente. Valori persistentemente elevati indicano un rischio maggiore di ospedalizzazioni, peggioramento della qualità della vita e mortalità. Per questo motivo, il monitoraggio regolare e il controllo mirato dell’HbA1c rappresentano strumenti fondamentali nella pratica clinica quotidiana per prevenire le complicanze e migliorare gli esiti a lungo termine.
Fonti:
- Diabetes Control and Complications Trial Research Group. The effect of intensive treatment of diabetes on the development and progression of long-term complications in insulin-dependent diabetes mellitus. – The New England Journal of Medicine;
- UK Prospective Diabetes Study (UKPDS) Group. Intensive blood-glucose control with sulphonylureas or insulin compared with conventional treatment and risk of complications in patients with type 2 diabetes (UKPDS 33). – The Lancet;
- American Diabetes Association. 6. Glycemic Targets: Standards of Medical Care in Diabetes—2024. – Diabetes Care;
- International Diabetes Federation. Global Guideline for Type 2 Diabetes. – IDF Website;
- Nathan DM. The Clinical Use of Hemoglobin A1c. – The New England Journal of Medicine;
- American Association of Clinical Endocrinologists. AACE Comprehensive Diabetes Management Algorithm 2023. – AACE Website.