Si definisce inclusione dentaria la mancata eruzione in cavità orale di un elemento dentario oltre i limiti fisiologici di tempo per la sua normale disinclusione.
L’inclusione può essere fisiologica per i denti che sono soggetti a normale ritenzione nelle ossa prima dell’epoca fisiologica della loro eruzione nel cavo orale, o patologica quando si supera il limite di tempo della fisiologica ritenzione.
Il quadro patologico si evidenzia alla radiografia con dei denti completamente formati ritenuti a livello osseo.
L’inclusione può essere completa quando il dente non si vede ed è contenuto o all’interno della compagine ossea (endossea) oppure tra il dente e la gengiva (osteomucosa). L’inclusione può essere incompleta quando il dente in parte riesce ad erompere.
Le inclusioni possono rivelarsi in realtà eruzioni ritardate considerate erroneamente inclusioni, specie nei bambini.
L’eziopatogenesi è determinata da diverse cause:
- cause legate al germe:
- lontano dalla sua sede fisiologica;
- alterazione gubernaculum (no direzione);
- fusione di germi contigui tra loro;
- traumi.
Esempio: il bambino che intorno ai sei anni (denti decidui) corre, cade, batte il mento, urta violentemente gli incisivi superiori e inferiori. Il dente deciduo urta la corona del dente permanente corrispondente. Possiamo avere situazioni diverse a seconda del grado di maggiorazione del dente permanente. Se la corona è completamente calcificata e saldata alla radice l’inclusione provoca un’altra inclusione. Se invece la corona è calcificata e la radice non lo è, la corona viene spostata mentre la radice no e si forma un dente così detto dilacerato o turbato. Molto dipenderà anche da quale parte del dente permanente viene intaccata. I denti permanenti traumatizzati o si fratturano o si lussano e vengono espulsi.
- Cause legate al dente:
- anomalie della corona;
- anomalie delle radici;
- fusione delle radici;
- fusione con l’osso circostante;
- anomalie di posizione (terzo molare).
- Cause legate ai tessuti circostanti:
- persistenza del dente deciduo (rapporto causa-effetto);
- estrazione precoce del deciduo (quindi si chiude lo spazio);
- soprannumerario (disostosi cleido-cranica);
- neoformazioni (odontomi…);
- cisti;
- fattori di ordine generale e strutturale (mancanza di spazio: terzo molare). Tra gli altri fattori vi sono anomalie dentarie di numero in eccesso, anomalie costituzionali, lue, rosolia, rachitismo, disendocrinopatie, ipoplasia dei mascellari (sagittali e/o trasversali), disarmonie dento-basali, insufficiente regione apicale (Van der Linden).
Epidemiologia delle inclusioni: le coppie di denti maggiormente inclusi sono i terzi molari inferiori, i terzi molari superiori, i canini superiori e i premolari inferiori, perché sono gli ultimi denti di ogni serie.
Sintomatologia: l’inclusione è asintomatica. Spesso ci si accorge dell’assenza di un dente con una radiografia perché ci potrebbe essere una permanenza del dente deciduo.
L’inclusione può dar vita a delle complicanze che possono essere:
- meccaniche: pressione su componenti e radici dei denti vicini, locus minoris resistentiae (diminuisce lo spessore dell’osso che lo accoglie determinandone una maggiore fragilità), rizalisi, pulpiti, ulcere da decubito;
- nervose: l’ottavo può creare una compressione sul nervo alveolare inferiore;
- infettive (formazione di ascesso);
- sistemiche: l’elemento incluso può costituire un focus per l’insorgenza di malattia focale. Si definisce focus un processo infiammatorio cronico, localizzato in un distretto dell’organismo capace di determinare una lesione funzionale ed organica di organi a distanza (malattia focale).
I possibili focolai di origine dentaria sono: parodontite apicale cronica (granulomi, osteiti periapicali, cisti radicolari), denti necrotici, radici necrotiche (anche incluse), pericoronariti croniche, malattia parodontale, denti inclusi con o senza formazione cistica (flogosi cronica del connettivo follicolare pericoronale), osteomieliti croniche, sinusiti croniche di origine dentaria.
Le possibili lesioni a distanza sono invece: sepsi, febbricole, malattie renali (glomerulonefrite), malattie reumatiche (reumatismo articolare acuto, artrite reumatoide), lesioni oculari (uveiti, cheratiti, corioretiniti), malattie cardio-circolatorie (endocarditi, miocarditi, coronariti), malattie dermatologiche (eczemi, orticaria, alopecia), malattie neurologiche (cefalee, angiospasmi cerebrali), emopatie (morbo di Werlhof o porpora idiopatica trombocitopenica); - displasiche: cisti di sviluppo a contenuto liquido che indebolisce l’osso. Si risolve con la chirurgia di asportazione del dente incluso e della cisti con conseguente osteogenesi.
Anatomia patologica: a livello microscopico il dente può essere integro o presentare ipercementosi radicolare e/o riassorbimento parziale dello smalto e della dentina coronali, con successiva apposizione di osso e/o cemento con conseguente aderenza al tessuto circostante. A livello della polpa si riscontrano degenerazione degli odontoblasti ed atrofia reticolare.
Diagnosi: esame clinico e radiologico (OP, occlusale, endorale).
Trattamento: chirurgico (asportando l’inclusione) e ortodontico.