La pericolosità vulcanica è la probabilità che una regione sia interessata da fenomeni vulcanici potenzialmente distruttivi in un determinato intervallo di tempo. Per valutare questo parametro è necessario ricostruire la storia eruttiva di un vulcano tramite l’analisi di tutti i documenti storici. Per fare ciò, i dati vengono inseriti e confrontati con quelli già presenti nel catasto delle eruzioni, una specie di diario della vita del vulcano, dove è descritta la sua storia.
Per poter convivere con i vulcani cercando di ridurre le conseguenze delle eruzioni è necessario individuare le zone più a rischio (zonazione del rischio vulcanico) e segnalarle su carte geografiche a scala appropriata per evitare di costruirvi delle abitazioni.
Tuttavia, milioni di persone in tutto il mondo vivono proprio sulle pendici dei vulcani. Questo fatto si spiega considerando fattori, oltre che di tipo geologico, di tipo socio-economico. I territori vulcanici sono altamente produttivi grazie alla particolare composizione dei suoli di origine vulcanica. Inoltre, non dimentichiamo che spesso le popolazioni che fondarono le città ignoravano di trovarsi ai piedi di un vulcano.
Sulle pendici del Vesuvio, in zone ad altissimo rischio, si trova un gran numero di abitazioni abusive. Inoltre, alcune caratteristiche del territorio abitato circostante, prima fra tutte la difficile viabilità stradale, complicherebbero enormemente l’evacuazione della città, cioè il suo completo abbandono, anche nel caso di un’eruzione minore.
Parametri importanti per rilevare l’attività di un vulcano possono essere le emissioni di gas particolari, come il radon, la comparsa di leggeri terremoti, che segnalano la risalita del magma verso la superficie, il cambiamento di forma dell’edificio vulcanico, che oggi si può “osservare” attraverso sofisticate tecniche di telerilevamento.
Questi segnali, tuttavia, non sono semplici da interpretare: un aumento dell’attività sismica, per esempio, può protrarsi per anni senza che avvenga un’eruzione. In generale, si cerca di monitorare il più possibile lo stato “a riposo” di un vulcano per accorgersi tempestivamente di tutte le eventuali anomalie. In Italia e negli altri Paesi esistono degli osservatori vulcanologici, come l’Osservatorio Vesuviano, il più antico del mondo, che sono stati istituiti proprio per raccogliere e monitorare questi dati, istante per istante, e per trasmettere in tempi brevissimi eventuali allarmi alla Protezione Civile.