Image credit: Peter Aldhous e Evelyn Pence (artista grafico). Basato sui dati di Probable Futures.

È ufficiale: il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, con temperature globali medie comprese tra 1,35 °C e 1,54 °C al di sopra dell’era preindustriale. Dato che l’obiettivo fissato nell’Accordo di Parigi del 2015 era di 1,5 °C, sembra un traguardo infausto. Mentre il termometro continua a salire, è importante essere chiari su cosa significhino esattamente tali risultati, considerando nel contempo le prospettive per mitigare ulteriori aumenti di temperatura.

Innanzitutto, un anno con 1,5 °C circa di riscaldamento, o un giorno con oltre 2 °C, come registrato dal programma Copernicus dell’Unione Europea a metà novembre, non significa che abbiamo già raggiunto gli obiettivi stabiliti dall’Accordo di Parigi. Quando i climatologi si riferiscono agli obiettivi per limitare il riscaldamento, intendono un periodo sostenuto, generalmente 20 anni, durante il quale la temperatura globale si attesta a 1,5 °C o 2 °C superiore agli anni dal 1850 al 1900.

Ancora più importante, le azioni intraprese dalle nazioni del mondo in questo momento possono fare una grande differenza nel determinare quale percorso seguire. Le attuali politiche, che si collocano leggermente al di sotto degli impegni presi per ridurre le emissioni, stanno portando il pianeta verso un riscaldamento compreso tra 2,2 °C e 3,4 °C al di sopra dei livelli preindustriali entro la fine del secolo. L’obiettivo di Parigi di 1,5 °C sembra essere al di là della nostra portata, ma azioni più “aggressive” per ridurre le emissioni di gas serra potrebbero comunque limitare il riscaldamento globale a meno di 2 °C, e questo significherebbe una massiccia riduzione delle conseguenze locali del cambiamento climatico.

Per illustrare le possibili conseguenze climatiche in termini di calore letale, siccità debilitante e inondazioni distruttive, PNAS Front Matter ha creato una serie di mappe interattive e grafici utilizzando proiezioni compilate da Probable Futures, un’organizzazione no-profit che mira ad aiutare governi, organizzazioni e persone a predire gli eventi estremi che probabilmente sperimenteremo nei prossimi decenni. Come illustrano le mappe, molte popolazioni affronteranno molteplici fattori di stress, con conseguenze potenzialmente gravi per le persone, gli ecosistemi e l’agricoltura. Parti del Pakistan, ad esempio, affronteranno contemporaneamente problematiche di estremo calore e di disastrose inondazioni.

Probable Futures ha utilizzato un framework di simulazione chiamato CORDEX-CORE, sviluppato dal World Climate Research Programme, per “ridimensionare” l’output dei modelli climatici globali. Questo significa essenzialmente produrre proiezioni locali per estremi di calore e umidità, siccità e precipitazioni sotto diversi gradi di riscaldamento globale medio.

Calore ed umidità letali

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Su ogni mappa, clicca ovunque sul globo o cerca una città o una regione, e il grafico si ridisegnerà per quella posizione. Per impostazione predefinita, le sovrapposizioni sulla mappa mostrano le condizioni proiettate in un mondo riscaldato di 3 °C sopra la temperatura media dal 1850 al 1900. I controlli in alto a sinistra cambiano la panoramica su un mondo riscaldato di 1 °C (riflettendo le condizioni medie degli ultimi decenni), 1,5 °C, o 2 °C.

Le persone raffreddano il loro corpo principalmente attraverso l’evaporazione del sudore, ma quando l’aria è molto umida, tale meccanismo non è efficace. La potenzialmente letale combinazione di calore e umidità può essere registrata avvolgendo un bulbo di termometro in una mussola umida, ottenendo una misura chiamata temperatura di bulbo umido. A 35 °C e 20% di umidità relativa, ad esempio, la lettura del bulbo umido sarebbe inferiore a 20 °C. Ma alla stessa temperatura e 90% di umidità relativa, supera i 33 °C, che è molto pericolosa per diverse persone.

Per anni, gli esperti hanno considerato una temperatura di bulbo umido di 35 °C come il limite della sopravvivenza, chiunque sia esposto a queste condizioni per più di 6 ore è probabile che muoia. Tuttavia, secondo Jennifer Vanos dell’Arizona State University, questa soglia è fuorviante. Non solo ignora il fatto che le persone anziane siano molto meno resilienti agli estremi di calore, ma presuppone anche che la persona che vive quegli estremi stia nuda e immobile, condizione non realistica.

Quindi, l’anno scorso, Vanos e i suoi colleghi hanno pubblicato una rivalutazione della soglia di 35 °C per il bulbo umido, modellando le risposte dei corpi delle persone al calore e all’umidità, considerando la vivibilità oltre che la sopravvivenza, e tenendo conto dei cambiamenti legati all’età ed in particolare al fatto che le persone anziane sudino meno.

Secondo i modelli dei ricercatori, i limiti aggiornati di sopravvivenza di temperature di bulbo umido variano da 25,8 a 34,1 °C per i giovani e da 21,9 a 33,7 °C per gli anziani. Hanno quindi riscontrato rischi molto più elevati rispetto alle stime precedenti in situazioni calde e secche, principalmente osservando i limiti della capacità delle persone di sudare, specialmente quando sono sotto il sole diretto.

Per Kolkata, in India, un’area metropolitana di circa 15 milioni di persone, un aumento di 3 °C rispetto ai livelli preindustriali probabilmente comporterebbe più di 50 giorni con temperature di bulbo umido superiori alla soglia nel corso di un anno.
Image Credit: Shutterstock/papai.

A Kolkata, un’area metropolitana frenetica di circa 15 milioni di persone, un incremento del riscaldamento globale medio di 3 °C indicherebbe avere più di 50 giorni all’anno in cui si supera questa soglia, rispetto ai circa 20 attuali.
Le barre d’errore nel grafico mostrano gli intervalli di confidenza al 95% attorno alle proiezioni per un anno medio. Un anno insolitamente caldo potrebbe vedere Kolkata affrontare 130 giorni con una temperatura di bulbo umido superiore a 30 °C, probabilmente causando una significativa mortalità e avendo un enorme impatto sull’attività economica.

Altre regioni gravemente minacciate dall’estremo calore e umidità includono la costa settentrionale dell’Australia, il Mar Rosso, il Golfo Persico e alcune parti della Colombia.

Siccità devastanti

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Le siccità sono destinate a intensificarsi in gran parte del mondo all’aumentare della temperatura. La mappa mostra la probabilità che, per ogni mese in un determinato anno, una regione completi una serie di 12 mesi consecutivi durante i quali sperimenta una siccità “estrema”, che può portare a perdite di colture e carenze d’acqua. Non vengono mostrati dati per i paesaggi già aridi, ovvero regioni secche e prive di vegetazione.

La mappa mostra perché i climatologi sono particolarmente preoccupati per l’impatto del cambiamento climatico sulla siccità nei paesi che circondano il Mediterraneo. A Il Cairo, Egitto, un’area metropolitana con più di 20 milioni di persone, e nel Delta del Nilo subito a nord, storicamente il granaio della regione, la probabilità annuale di sperimentare una siccità estrema di un anno attualmente si attesta intorno al 25%. Aumentando di 3 °C di riscaldamento, questa crescerebbe circa al 75%. L’innalzamento del livello del mare e il cuneo salino limiterebbero gravemente la produzione agricola in un paese che è già fortemente dipendente dalle importazioni alimentari.

Negli Stati Uniti, nel frattempo, le siccità che hanno già afflitto il sud-ovest negli ultimi anni diventeranno probabilmente più frequenti: A Phoenix, in Arizona, la probabilità annuale di una siccità estrema di un anno è prevista raddoppiare da oggi a oltre il 40%.

Inondazioni distruttive

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Lo scorso settembre, piogge abbondanti e la scarsa manutenzione delle dighe hanno causato inondazioni catastrofiche nella città di Derna, in Libia.
Image credit: Shutterstock/Mahir Alawami (sopra) e seraj elhouni (sotto).

Nel settembre dello scorso anno, migliaia di persone sono morte a Derna, in Libia, dopo le piogge torrenziali provocate dalla tempesta Daniel che hanno sfondato due dighe principali, costruite negli anni ’70 e che erano avevano scarsa manutenzione.
Le piogge sono state senza precedenti, lo stesso studio di attribuzione ha determinato che un diluvio di questa portata era probabile che accadesse solo una volta ogni 300-600 anni nella regione.
Inondazioni catastrofiche da tempeste sempre più intense rappresentano una delle più grandi minacce del riscaldamento globale. Secondo il World Weather Attribution, il cambiamento climatico ha reso questo evento circa il 50% più intenso di quanto sarebbe stato in epoca preindustriale.

Quasi in ogni parte del globo, gli eventi di pioggia estrema diventeranno più gravi con il cambiamento climatico, accompagnati da lunghi periodi di siccità. I registri meteorologici a lungo termine indicano già che le piogge torrenziali sono diventate più intense dalla metà del secolo scorso. È una semplice conseguenza della fisica atmosferica: l’aria più calda è in grado di trasportare più vapore acqueo, che alla fine viene depositato come pioggia.

Le mappe indicano che alcuni dei maggiori aumenti proporzionali delle precipitazioni estreme sono probabili che si verifichino nella regione del Sahel in Africa. Già dilaniata da conflitti armati, questa regione è probabile che subisca una crescente desertificazione nei prossimi anni.

Tutto il cambiamento climatico è locale

Queste proiezioni, specialmente quelle per un mondo con temperature aumentate di 3 °C, non sono il destino del pianeta, anche se prepararsi al peggio potrebbe essere saggio.
Illustrare questi scenari mette in luce il fatto che molti degli impatti locali più devastanti del cambiamento climatico possono ancora essere evitati, se le nazioni riuscissero a limitare il riscaldamento globale medio a meno di 2 °C al di sopra delle condizioni preindustriali.

Sarà cruciale spostare la conversazione politica lontano dai valori medi globali astratti per concentrarsi sugli estremi locali che le persone effettivamente sperimentano. Allo stesso modo, saranno importanti gli sforzi per migliorare l’incertezza intorno a tali proiezioni, incorporando più modelli climatici globali e regionali e allineando meglio proiezioni dei modelli con le osservazioni effettive di scenari che si sono già svolti.

Queste mappe si basano su dati e altri contenuti resi disponibili da Probable Futures, un progetto della SouthCoast Community Foundation. Alcune porzioni di quei dati potrebbero essere stati forniti a Probable Futures dal Woodwell Climate Research Center, Inc. o dal Coordinated Regional Climate Downscaling Experiment (CORDEX).

Fonte: PNAS

Di Raffo

Ciao a tutti, mi chiamo Raffaele Cocomazzi e sono il cofondatore di BMScience. Sono appassionato di Scienza, Medicina, Chimica e Tecnologia. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Foggia e attualmente specializzando in Medicina Nucleare presso l'Alma Mater Studiorum (Università di Bologna). Per contattarmi o maggiori informazioni seguimi sui vari social.