La psicologia sociale si occupa di studiare, in maniera scientifica, l’individuo, quando è inserito all’interno del contesto sociale. L’unità di analisi è l’individuo e non il gruppo, quindi, si occupa di studiare le relazioni esistenti tra il mondo psichico dell’individuo e il contesto sociale in cui è inserito.
Negli anni si ha avuto difficoltà nel dare una definizione sufficientemente articolata e sintetica per la complessità del campo di pertinenza della psicologia sociale. Tuttavia essa viene identificata come disciplina di frontiera, che intrattiene scambi con la sociologia, l’antropologia e le scienze politiche ed economiche.
La psicologia sociale nasce per studiare le interazioni fra gli individui ed i sistemi sociali. Essa si occupa dei fenomeni di suggestione e di imitazione e dei problemi di inserimento e di emarginazione. È una disciplina che studia sistematicamente l’interazione umana e le sue basi psicologiche.
Ha come specifico campo di pertinenza lo studio dei modi e delle forme dell’articolazione tra mondo psichico (psicologia) e mondo sociale (sociologia). In particolare il suo studio si concentra su 4 diversi livelli, individuati da Doise nel 1982, a seconda della natura delle variabili coinvolte nella ricerca:
- il livello intraindividuale, o anche livello intrapersonale, che studia le modalità con cui un individuo analizza il mondo reale, costruisce un’immagine del mondo sociale che lo circonda e sceglie determinati comportamenti;
- il livello intragruppo, che analizza le dinamiche interpersonali tra più soggetti che fanno parte di uno stesso gruppo, come i processi di conformismo, devianza, comunicazione e leadership;
- il livello intergruppo, che studia le relazioni tra gruppi sociali diversi;
- il livello collettivo, che prende in considerazione tutti i processi sociali legati al contesto culturale e storico in cui sono collocati gli individui.
Per Tajfel lo scopo principale della Psicologia sociale è quello di studiare, nel modo più sistematico possibile, i diversi aspetti dell’interazione fra individui, fra gruppi sociali e all’interno di essi, fra gli individui e i sistemi sociali, piccoli o grandi, di cui fanno parte.
Per Gergen, è una disciplina destinata allo studio sistematico dell’interazione umana e delle sue basi psicologiche.
Per Amerio è un accavallarsi di un’ottica psicologica generale, mirante soprattutto agli invarianti di base dei processi mentali e delle dinamiche affettive (percezione, memoria, pensiero, emozione…) e un’ottica sociologica, rivolta essenzialmente agli aspetti strutturali delle situazioni sociali.
Come nasce la psicologia sociale
La nascita della psicologia sociale può essere ricondotta a due visioni diverse di vedere l’interazione tra individuo e società.
Platone sottolinea l’importanza dello Stato sull’individuo. L’individuo per acquisire una dimensione sociale deve essere educato sotto la responsabilità dell’autorità.
Aristotele, invece, sostiene che l’essere umano è sociale per natura. È la natura stessa che insegna agli individui la vita in comune e le relazioni sociali da cui si sviluppano, naturalmente, la famiglia, la tribù e lo Stato.
A partire da questi due concetti nascono due diversi approcci:
- L’approccio centrato sul sociale che sottolinea l’importanza della società per l’esperienza e il comportamento dell’individuo;
- L’approccio centrato sull’individuo, secondo cui, le funzioni dei sistemi sociali sono interpretabili a partire dai processi e dalle funzioni individuali.
Per Hegel, sostenitore del primato del sociale, lo Stato è l’incarnazione della mente sociale a cui partecipano attivamente le menti dei singoli. Da qui, nascerà la concezione di mente di gruppo.
All’opposto, invece, ci sono i sostenitori del primato dell’individuo. Dall’individualismo nasce il concetto di individuo astratto, secondo cui le caratteristiche psicologiche di base dell’individuo esistono a prescindere del contesto sociale. In questo senso, il gruppo è solo l’unione delle varie individualità.
Questa concezione di individualismo è nota come edonismo o utilitarismo, il cui principio di base è il principio del piacere (le azioni dell’individuo hanno lo scopo di assicurare e mantenere il piacere e allontanare il dolore). Sostenitore di tale concezione è Bentham, la cui dottrina sostiene la ricerca del maggior benessere possibile per il maggior numero di individui.
Secondo Darwin, l’uomo è un animale sociale che ha sviluppato la capacità di adattarsi fisicamente, socialmente e mentalmente all’evoluzione dell’ambiente, in parte sociale, come la tribù o il gruppo.
In base a questa dottrina, un ruolo fondamentale è giocato dall’espressione delle emozioni, che favoriscono la comunicazione tra le specie e all’interno della stessa specie.
I precursori della psicologia sociale
Due approcci che possono considerarsi come gli albori della psicologia sociale moderna sono:
- La Völkerpsychologie di Lazarus, Steinthal e Wundt;
- La Psicologia delle folle di Tarde e Le Bon.
Entrambi gli approcci si focalizzano sulla società, invece che sull’individuo, e adottano una prospettiva osservativa-interpretativa piuttosto che sperimentale.
La Völkerpsychologie risale al XVIII secolo e si tratta di una psicologia sociale e culturale, comparata e storica, una sorta di psicologia socioculturale. La sua tesi fondamentale considera, come forma basilare dell’associazione umana, la comunità culturale, il Volk, in cui avvengono la formazione e l’educazione degli individui.
Secondo questa teoria, il contesto sociale dell’esperienza, dell’azione e dell’interazione è la comunità nazionale e culturale del Volk.
La psicologia delle folle, invece, nasce in Francia alla fine nel diciottesimo secolo, in un clima di forti rivoluzioni e cambiamenti sociali.
Essa trae origine da due diverse tradizioni: quella medica e quella criminologica.
Dalla tradizione medica trae il concetto di suggestione ipnotica che abbassa il livello di coscienza dell’individuo e rende la sua mente più primitiva. Da qui il concetto di irrazionalità, emotività e primitivismo delle folle. Sempre dalla tradizione medica deriva il concetto di contagio. Il contagio mentale divenne una spiegazione plausibile della forte emotività delle folle in preda all’agitazione.
Dalla criminologia, invece, trae il concetto di responsabilità ridotta dell’individuo nella folla. L’individuo nella folla diventa primitivo, infantile, meno razionale, meno responsabile e con un minore autocontrollo.
Entrambe le fonti, quindi, si basano sul concetto di non-normalità, di malattia e di crimine. Infatti, l’assunto fondamentale della psicologia delle folle, è che l’individuo ‘normale’ diventa ‘anormale’ quando è immerso nella folla.
Di solito si usano due date per fissare l’inizio della psicologia sociale:
- Il 1898, anno in cui fu condotto il primo esperimento di psicologia sociale;
- Il 1908, anno in cui furono pubblicati i primi due manuali di psicologia sociale.
Tuttavia, prima di queste due date, non solo esistevano già la Völkerpsychologie e la psicologia delle folle, ma era già comparso il termine psicologia sociale per indicare gli studi relativi all’individuo nella società.
La psicologia sociale in America
Uno dei fondatori della psicologia sociale americana è F. Allport, secondo cui la psicologia sociale deve essere una scienza che studia il comportamento dell’individuo, nella misura in cui tale comportamento stimola altri individui o ne costituisce una reazione. Essa si sviluppa da una complessa combinazione di individualismo, comportamentismo e metodo sperimentale.
L’atmosfera sociale e scientifica degli Stati Uniti dopo la prima guerra mondiale fa sì che la psicologia sociale americana diventi una scienza dell’individuo.
Di conseguenza, la psicologia sociale si allontana dallo studio dei problemi sociali e, almeno nella pratica sperimentale, isola i soggetti dal contesto sociale.
Tuttavia, le crisi economiche e politiche (“la grande depressione del ‘29”, la seconda guerra mondiale) e “l’urgenza dei problemi sociali travolse i puristi nei loro laboratori”.
Negli anni ’30 e ’40, l’impresa più importante fu lo studio e, soprattutto, la misurazione degli atteggiamenti. La misurabilità degli atteggiamenti, con lo sviluppo di metodi sperimentali sempre più sofisticati, infatti, ha contribuito a migliorare lo status scientifico della psicologia sociale.
A questo seguì, negli anni ’50 e ’60, un profondo interesse per il concetto di cambiamento degli atteggiamenti.
Così, ogni volta che problemi politici e sociali urgenti richiedevano la cooperazione e l’impegno degli psicologi sociali, essi abbandonarono la strada della metodologia.
Ad esempio, negli anni ’40, gli psicologi sociali dei paesi liberi, impressionati dal dominio nazista e fascista, tentarono di dare il loro contributo per vincere la guerra e fecero progetti per un mondo migliore costituito da società democratiche.
Tra questi vi fu Lewin, che applicò la sua teoria del campo ai gruppi. Egli si focalizzò sul principio dell’interdipendenza, che sottolineava la supremazia del tutto (situazione o campo) sulle parti e utilizzava metodi qualitativi e non quantitativi.
Lewin condusse esprimenti sui gruppi e lavorò con i gruppi nella vita quotidiana della comunità, per modificare il comportamento e per influire sulla morale, sui pregiudizi, sullo stile di leadership (ricerca azione).
Dopo Lewin, Heider diventò il secondo psicologo sociale più influente, a lui si devono gli studi sulle relazioni interpersonali, la coerenza, l’attribuzione.
Inoltre, ci furono Sherif, con gli studi sulle norme sociali e Ash, con gli studi sulla formazione delle impressioni.
Come si vede, la psicologia sociale americana ha risentito di un forte influsso europeo.
Dopo la seconda guerra mondiale si passa da una concezione comportamentista (il campo della ricerca è circoscritto all’osservazione del comportamento, rifiutando ogni forma di introspezione che per sua natura sfugge alla verifica oggettiva; la mente non è altro che un recettore passivo degli stimoli ambientali e il comportamento è direttamente determinato dagli stimoli esterni) ad una cognitivista (la mente è un elaboratore attivo che di continuo verifica la congruenza tra il proprio progetto comportamentale e le condizioni oggettive esistenti, filtrando le informazioni e autocorreggendosi; il comportamento è mediato dalla rappresentazione mentale interna di una data situazione).
L’attenzione della ricerca, quindi, è sulla comprensione del modo in cui gli individui costruiscono la loro realtà soggettiva. Lo scopo è studiare come le informazioni che provengono dal mondo esterno vengono codificate, immagazzinate e, all’occorrenza, estratte dalla memoria; come le conoscenze sociali vengono strutturate e rappresentate; quali processi si metto in moto quando gli individui elaborano le informazioni e prendono le decisioni.
In questo modo si può capire il comportamento sociale.
La psicologia sociale in Europa
Nel dopoguerra, in Europa, la psicologia sociale era seguita solo da pochi studiosi, tra cui:
- Barlett, con gli studi sulla memoria;
- Piaget, che analizzando lo sviluppo del bambino ha contribuito alla moderna concezione di socializzazione e allo sviluppo della morale;
- Moede, con lo studio sperimentale sui gruppi;
- Hellpach, che in Germania fondò il primo istituto di psicologia sociale e scrisse il primo manuale di psicologia sociale.
Tutti questi studiosi, comunque, conducevano le loro ricerche isolati gli uni dagli altri. Tale dispersione, poi, fu aumentata da Hitler.
Nei primi anni ’50, gli psicologi sociali americani riunirono ad Oslo sociologi e psicologi sociali provenienti da sette nazioni europee, per effettuare uno studio interculturale e interdisciplinare sulla minaccia e il rifiuto.
Nel 1966 viene fondata l’European Association of Experimental Social Psychology (EAESP), che riuniva, e che riunisce tutt’oggi, gli psicologi sociali europei ed alcuni affiliati internazionali.
I due esponenti di spicco della psicologia sociale europea sono Tajfel e Moscovici.
Tajfel e i cuoi collaboratori hanno sottolineato la dimensione sociale del comportamento individuale e del gruppo.
La psicologia sociale può e deve includere, nelle sue preoccupazioni teoriche e di ricerca, un interesse diretto per i rapporti tra il funzionamento psicologico umano e i processi ed eventi sociali su larga scala, che plasmano tale funzionamento e ne sono a loro volta plasmati.
Tale interesse sociale è evidente sia negli studi di Tajfel sugli stereotipi, i pregiudizi e il comportamento tra i gruppi, sia negli studi di Moscovici sull’influenza sociale, le minoranze e le rappresentazioni sociali.
La moderna psicologia sociale
Per quanto riguarda i recenti sviluppi della psicologia sociale, l’ambito europeo e quello americano hanno continuato seguendo le linee di ricerca da cui si sono evolute.
- In Europa si sono sviluppati filoni di ricerca che hanno per oggetto le relazioni intergruppi, l’identità sociale e l’influenza sociale, analizzati come fenomeni di gruppo;
- In America si sono sviluppati i filoni di ricerca che hanno come oggetto le cognizioni dell’individuo, come l’elaborazione e l’organizzazione in memoria delle informazioni.
In America l’individuo e il suo funzionamento, in Europa il sociale e le determinanti culturali della cognizione e del comportamento.